Colombia: concluso il XIII Congresso del CRIC
Il congresso si è svolto nel territorio indigeno La Maria Piendamò, luogo di convivenza, dialogo e negoziazione. Proprio La Maria Piendamò è stata teatro, nell’ottobre 2008, di una durissima repressione delle forze armate durante la Minga di Resistenza popolare che ha visto il movimento indigeno precorrere per due mesi a piadi il paese, per chiedere il rispetto del diritto alla terra e delle leggi ed accordi approvate e sottoscritti dal paese.
Durante il Congresso del CRIC vengono prese le decisione relative all’orientamento e alla definizione del piano d’azione e delle politiche da adottare in campo economico, sociale, culturale, territoriale e giuridico al fine di proseguire il processo di lotta sociale portato avanti dall’organizzazione, e rappresenta lo spazio di massimo confronto e partecipazione comunitaria. Nello specifico, in questa sua XIII edizione, a 38 anni dalla fondazione del CRIC ed a pochi mesi dalla grande mobilitazione indigena e contadina, i principali temi in agenda riguardano l’elaborazione di misure per rafforzare il sistema educativo indigeno, per difendere e sviluppare l’economia propria, per salvaguardare la vita e il territorio minacciati dal conflitto armato, e per consolidare gli spazi di autogoverno ed elezioni popolari. Compito del congresso sarà inoltre quello di nominare i consiglieri che eserciteranno le loro funzioni per un periodo di due anni.
“La nostra lotta continua forte e viva, la Madre Terra e gli spiriti dei nostri ancestri continuano a mostratci il cammino per tessere reti di solidarietà, resistenza, difesa dei nostri territori, partendo da una visione millenaria”
I lavori del congresso
26-27 APRILE
Il Congresso è partito con la consueta cerimonia rituale di benvenuto ”Semi e Resistenza”, nella quale i partecipanti si sono scambiati i semi tradizionali in segno di pace e fratellanza. Dopo tre giorni di discussioni, forum, gruppi di lavoro ed assemblee, il Congresso si concluderà il 30 aprile con una dichiarazione finale e la nomina della nuova cancelleria.
Già durante la prima giornata dei lavori piu’ di 7000 persone sono arrivate al congresso da varie parti della regione e del paese, e si attende per i prossimi giorni l’arrivo di molti più partecipanti.
Il Congresso del CRIC rappresenta un momento fondamentale per tutto il movimiento indigeno non solo della regione ma di tutta la Colombia. Il congresso e’ iniziato con il discorso Aida Quilche, Consigliera Maggiore del CRIC che ha spiegato quali saranno i punti principali che verranno affrontati durante le 4 giornate di congresso. Quest’ultimo e’ infatti il momento nel quale vengono tirate le somme del mandato della consiglieria durante gli ultimi 4 anni. E’ a partire dall’analisi dell’operato e della situazione attuale che infatti si programmeranno le azioni e le politiche del prossimo futuro.
Si è discusso lungamente della situazione di conflitto armato nei territorio indigeni in Cauca e in tutto il paese; della situazione dei diritti umani, della repressione avvenuta dopo la minga di ottobre che ha portato all’uccisione di 3 indigeni (tra cui il marito di Aida Quilcue, in un attentato a lei diretto) ma che purtroppo fino adesso non hanno ottenuto giustizia.
Si è analizzato anche il gravissimo aumento dei casi di falsi positivi, esecuzioni extragiudiziali che vengono poi fatte passare per uccisioni di insorgenti, permettendo l’eliminazione fisica di tutti coloro che si oppongono al regime colombiano: leader comunitari, rappresentanti indigeni, sociali, contadini.
Altri argomenti di discussione, sui quali si è riaffermata la necessità di una azione concreta e immediata sono la violazione dei diritti umani affermando che anche il parlamento europeo deve modificare le sue politiche per la regione; il rifiuto della política della sicurezza democrática portata avanti dal governo; la necessità di trovare l’appoggio della comunità internazionale.
Dal punto di vista invece dei risultati raggiunti, una delle maggiori conquiste ottenute e’ stata che l’istituzione della guardia indígena e’ diventata nazionale. Altro punto importante la partecipazione delle donne in questo processo e’ vitale, dato che e’ un processo collettivo al quale devono partecipare giovani donne bambini e anche molti settori social, solo cosi’ ha affermato la consigliera “Sara’ possibile costruire un paese giusto e sara’ possibile costruire una pace duratura come vogliono i colombiani”.
Pochi giorni fa si sono riuniti vari settori sociali e si e’ fatta un’agenda di programmazione nazionale che prevedera’ che a partire del 11 maggio si faranno degli incontri con i ministri nazionali, che cominciera’ con il ministro dell’agricoltura per affrontare il tema dei diritti umani e del territorio ed entro 3 mesi con tutti gli altri ministri del governo
28 APRILE
Si è svolta ieri la terza giornata del congresso indigeno, con una presenza di circa 9.000 persone, tra delegati indigeni e partecipanti provenienti da vari stati del paese, installatesi in tende e spazi comunitari all’interno del territorio de la Maria.
Gli sforzi organizzativi sono stati enormi, coordinati non solo dall’organizzazione e dai cabildos ma da tutta la comunità. I turni per la guardia, la cucina, gli alloggi vedono la partecipazione di moltissimi dei partecipanti. Molti sono anche i contadini arrivati da diverse regioni.
Per quanto riguarda la sicurezza essa viene garantita dalle guardie indigene, di cui fanno parte anche donne e bambini, dislocate in tutto il perimetro del territorio della Maria ma anche attraverso un pattugliamento costante delle entrate per evitare che armi, infiltrati ma anche alcolici o stupefacenti possono entrare in questo territorio di dialogo convivenza e negoziazione.
Ieri, 28 aprile, i lavori del Congresso si sono sviluppati in 7 commissioni di lavoro, ognuna di queste produce uno spazio di proposte discussioni e decisioni che vengono discusse dall’assemblea generale e che costituiranno il mandato del congresso per i prossimi 4 anni che, sommati ai mandati precedenti ed altre decisioni di lavoro diventeranno i Piani di Vita del popolo indigeno . I piani di vita sono equivalenti ai piani di sviluppo dei governi occidentali.
Le commissioni:
1- sistema educativo proprio dei popoli indigeni
2- sistema di salute propria nei territori indigeni, copertura e qualità dei servizi di salute ed epidemie.
3- difesa e applicazione dell’economia propria e ambientale, Banco indigeno, moneta complementare, politiche in sostegno della sicurezza alimentare e l’impatto del TLC
4- governo a partire dagli spazi propri ed elezioni popolari: autonomia, terre, esercizio della autorità propria, progetto politico indigeno, Famiglia e comunità.
5- miglioramento o riforma del sistema amministrativo in accordo alle esigenze a partire dai modelli propri in contrapposizione alle imposizioni governative.
6- minga e relazione con gli altri settori, continuità, unità tematica e mobilitazione.
7- difesa della vita e del territorio nel contesto del conflitto armato.
La partecipazione delle persone all’interno delle commissione è volontaria, e avviene rispetto ai propri interessi e rispetto agli interessi della comunità di appartenenza. Questo processo di lavoro, organizzazione e riconoscimento garantisce l’uguaglianza tra uomini e donne. Oggi giorno il CRIC conta 3 consigliere e a livello di ogni località o territorio gli incarichi organizzativi sono occupati per quasi il 50 per cento dalle donne.
Feliciano Valencia , leader del CRIC, ha coordinato i lavori della Commissione numero 7: Difesa della vita e del territorio nel contesto del conflitto armato. Ha iniziato facendo una panoramica generale della situazione dei diritti umani, ha analizzato le conseguenze della Legge 9 dello Statuto Rurale che di fatto ha consegnato le terre ai narcotrafficanti, paramilitari e multinazionali. Le multinazionali infatti, come ha sottolineato il leader , hanno avuto privilegi enormi da questa legge che ha dato loro circa 62 concessioni per esplorazione e sfruttamento.
Feliciano Valencia ha poi introdotto il discorso dei beni comuni, analizzando in particolare la questione delle risorse idriche presenti all’interno dei territori indigeni, presentando uno studio di una multinazionale che identificava la regione della città di Valencia nel Cauca, quale il luogo in cui è presente la più grossa arteria acquifera di tutta la Colombia. Questo secondo il leader sta producendo un conflitto ambientale di grandi proporzioni, ed è un’altra ragione per la quale gli indigeni sono nel mirino degli attacchi.
29-30 APRILE
Di grande importanza e’ stata l’analisi dell’atto 004 che obbliga il governo colombiano a proteggere 34 popoli indigeni. I rappresentanti indigeni hanno sotolineato che questo e’ solo uno strumento e non deve essere in alcun modo considerato un obiettivo raggiunto, ragion per cui la mobilitazione in difesa dei diritti e della dignità dei popoli indigeni deve continuare.
Si è discusso del Piano di gestione dipartimentale dell’acqua: una proposta dell’amministrazione del Cauca che viola il diritto fondamentale all’acqua come bene comune e ne privatizza la gestione. Anche su questo il movimento indigeno invita alla mobilitazione il 10 maggio, a maggior ragione considerando che per la legge di iniziativa popolare sulla gestione pubblica dell’acqua erano state raccolte dai movimenti sociali ed indigeni oltre 2 milioni di firme.
Altra questione discussa riguarda la creazione di una moneta complementare. Simili esperienze sono state realizzate in Costarica e altri paesi latino americani attraverso le cooperative che si sostentano essenzialemnte con il micro credito, questo progetto e’ stato implementato anche in El salvador con ottimi risultati da oltre 120 microimprese, anche in ecuador dal 1 maggio partiranno 3 progetti sperimentali di questo tipo.
Si è parlato anche delle strategie da opporre ai brevetti dei semi, al codice minerario, alla criminalizzazione delle colvtivazioni di coca nei territori indigeni, pianta che rappresenta una risorsa fondamentale per la medicina tradizionale. Sul versante della comunicazione si è ribadita l’importanza delle radio comunitarie e delle reti di comunicazione comunitarie, fondamentali per promuovere l’analisi critica e rinforzare la comunicazione interna. Va detto che in nessun quiodidiano ne mezzo di comunicazone nazionale si e’ dato risalto alla notizia dello svolgimento del congresso.
Il lavoro di ogni commissione non ha tralasciato inoltre di dedicare parte del dibattito all’analisi delle strategie per la liberazione della madre terra come strategia contro il surriscaldamento globale che deve essere analizzato e portato avanti con ogni mezzo, come discusso a Belem do Para nel foro sociale mondiale del 2009.
Il 30 è stato l’ultimo giorno del congresso, la giornata è iniziata con la nomina della nuova consiglieria ed in seguito la plenaria si è riunita per l’assunzione del nuovo mandato per i prossimi 4 anni in sintonia con le proposte esaminate in questi giorni dalle 7 commissioni. Aida Quilche ha lasciato il suo incarico di Consiglera Maggiore per ambire ad una posizione nel senato nazionale. Al suo posto Elides Pechené, che è stato eletto nuovo Consigliere Maggiore del CRIC.
Le questioni sottoposte alla giunta sono:
-istituzione della guardia indigena come nazionale, e per questo viene ritenuto necessario l’istituzione di un fondo per garantire la sua efficienza sul territorio nazionale.
-proposta di pace
-istituzione di una commissione di vigilanza per garantire l’osservanza del ATTO 004 e per la socializzazione dello stesso nelle comunita’ indigene.
– creazione di una equipe per elaborare materiali pedagogici e per una efficace formazione politica delle comunità
– rafforzamento della comunicazione attraverso le radio comunitarie e una rete di radio comunitarie che possano operare a livello nazionale
– continuazione della Minga
– creazione di meccanismi atti a rafforzare l’economia propria
Il Congresso si è chiuso dopo la plenaria con una grande festa nella comuità di La Maria Piendamò con eventi culturale , danze e spettacoli regionali fino a tarda notte.
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A Sud è stata presente con una delegazione ai lavori del Congresso seguendone le evoluzioni e informando in tempo reale attraverso il nostro sito web.
Nei prossimi giorni sulla pagina web www.asud.net sarà pubblicata la traduzione in italiano della Dichiarazione Finale del Congresso.
38 ANNI di LOTTA e RESISTENZA