Uribe e la repressione contro le popolazioni originarie
Sono stai accolti a fuoco dalle forze pubbliche e dal personale civile, le proteste degli indigeni che portano avanti il processo di Liberazione della Madre Terra nel municipio di Silva. Le informazioni che arrivano da questo municipio di Silva sono preoccupanti e fanno prevedere una tragedia per il Cauca indigeno.Come risaputo dall’opinione pubblica e dalla comunità internazionale, gli indigeni Nasa di Tierradentro, dopo la tragedia causata dallo straripamento dei fiumi Páez y Moras nel 1994, hanno sperato che lo stato colombiano mantenesse la promessa di comprare terre per ristabilire la vita culturale delle comunità stravolte nelle loro forme di produzione e nel loro lavoro quotidiano.
Questa situazione è peggiorata all’inizio del 2007, quando il vulcano innevato del Huila è rientrato in attività causando le piene dei fiumi Páez e Símbola, che distrussero le poche aree produttive di Tierradentro. A seguito di questo avvenimento gli abitanti di queste comunità hanno dovuto abbandonare le loro terre e traslocare in accampamenti temporanei.
In quella occasione due comunità si sono dovute insediare lontano dai loro luoghi di origine, nel dipartimento di Huila, mentre le altre quattro si sono stabilite all’interno dell’area minacciata, una nel Municipio del Tambo e le altre nel Municipio di Silva. In questo processo migratorio, le popolazioni sono state aiutate dai loro fratelli Nasa e Ambalueños, nella completa indifferenza del governo.
A causa della pressione dello stesso Governo, e difronte alla mancanza di risposte istituzionali, alcune comunità sono tornate a Tierradentro, non senza prima essersi uniti ai processi di liberazione della Madre Terra, portati avanti dall’ottobre scorso in più di cinque municipi del dipartimento.
Oltre l’attività vulcanica che, come ha testimoniato l’Ingeominas nelle sue 50 relazioni ufficiali, non ha cessato dal febbraio 2007, il conflitto armato rimane una minaccia permanente per le comunità indigene di Tierradentro che hanno visto calpestati i loro diritti dalle violenze degli attori armati. Dai mezzi di comunicazione si è venuto a sapere della battaglia tra l’esercito e la guerriglia in territorio protetto, che ha spazzato via vite umane, così come è successo l’otto marzo, quando è morto il figlio del capitano del dipartimento di Huila, per effetto dell’esplosione di una bomba abbandonata.
Lo Stato colombiano, sotto la responsabilità del presidente Uribe, ha dichiarato guerra ai popoli indigeni. In mancanza di argomenti legali per contrastare le giuste lotte delle comunità indigene, durante il consiglio comunitario della città di Popayán lo scorso 15 marzo, Uribe ha chiesto al generale che lo accompagnava:”…abbiamo pagato qualche ricompensa per le informazioni sugli invasori?”; “…ancora no”, ha risposto il generale. Nel sentirlo Uribe ha detto: “…offriamola…è stato molto utile nel paese…dicono di no…ma sono lì…sono consolidati…i delinquenti devono essere annientati…no…questa gente è molto unita, si uniscono per invadere e nessuno denuncia l’altro…bugie…i delinquenti finiscono per accusarsi a vicenda…uno che abbiamo preso lì sotto…voi lo sapete…voi lo sapete o no…lo sapete o no (coro di sii)…a questo non lo abbiamo preso grazie a delle riprese satellitari, a questo lo abbiamo preso grazie a delle informazioni umane…i delinquenti…finiscono per tradirsi e la ricompensa aiuta a farli tradire…bisogna distruggerli con la ricompensa mio generale”.
Questa conversazione, durante la quale gli organismi investigativi chiedono scusa alla SAG (Società di Agricoltori e allevatori) ed il presidente si lamenta di non avere argomenti legali per avviare un processo giuridico agli indigeni (non parla di risolvere le problematiche territoriali), dimostra che gli interessi governativi sono incentrati nella spoliazione dei nostri territori, come già hanno fatto gli spagnoli nell’epoca della conquista e come hanno continuato a fare i detentori del potere durante il periodo repubblicano.
Per questo oggi, le informazioni che provengono dal municipio di Silva appaiono molto allarmanti e fanno prevedere una tragedia per il Cuenca Indigeno,visto che è lì che le comunità (tra queste quelle di Tierradentro) che si battono per la liberazione della Madre Terra, si stanno cacciando con l’uso delle armi dalla forza pubblica e dal personale civile.
Difronte a questa situazione, nuova per l’insolenza con la quale si esprime il potere in Colombia, dichiariamo che non ci rimane altro che appellarci agli organismi internazionali dei diritti umani, ai governi democratici e alle istituzioni solidarie nel mondo.
Tre situazioni devono essere poste sotto osservazione dalla comunità internazionale:
– Il compimento degli accordi e dei compromessi dello Stato con i nostri popoli e comunità nasconde la minaccia latente della scomparsa forzata delle nostre società, culture e tradizioni.
– L’applicazione dei nostri processi politici contro il terrorismo aumenta la nostra situazione di pericolo imminente, visto che la polizia e l’esercito perseguono l’uso eccessivo della forza mentre i gruppi paramilitari, che continuano ad esercitare il loro potere impunemente, continuano ad essere utilizzati dallo Stato come difensori delle istituzioni.
– La crescita di leggi contrarie ai principi costituzionali, emesse da un parlamento che ha un’ alta percentuale di politici coinvolti con il paramilitarismo, non garantisce la protezione della maggior parte dei colombiani e ancor meno degli sfollati e degli indigeni che sono stati vittime delle loro azioni.
Popayán, aprile 2008