Telecom Italia non molla Entel in Bolivia
di Marica Di Pierri su Carta, il 15 Maggio 2008
Una lunga storia quella della nostrana Telecom in Bolivia. Dodici anni fa l’impresa italiana Stet acquisì il 50 per cento delle azioni della Entel, nell’ambito dell’ondata di privatizzazioni e capitalizzazioni portate avanti dal governo di Sanchez de Lozada. Poco dopo, la Stet trasferì le azioni alla Eti, una società con sede legale in Olanda ma facente capo alla italiana Telecom. Dopo anni di strade spianate da parte dei governi neo liberali boliviani alle gestioni spensierate messe in atto dalle imprese straniere, a partire dal 2006 – anno dell’elezione di Morales – le politiche di nazionalizzazione del neo eletto governo mettono in guardia i capitali privati. Le relazioni con l’impresa italiana non si sottraggono al mutamento di prospettiva, e la Telecom viene accusata da più parti di una cattiva gestione del servizio di comunicazione. Si contesta all’impresa di non aver investito i fondi previsti causando una perdita di valore della società, di aver evaso le tasse per milioni di dollari e di essersi opposta all’introduzione di tariffe agevolate per le fasce meno abbienti di popolazione. Il decreto, firmato a La Paz durante la celebrazione della Festa del Lavoro, nazionalizza la totalità del pacchetto azionario della Eti, che sarà trasferito alla titolarità transitoria del Ministero per le opere pubbliche, i servizi e la casa per permettere la transizione della Entel da società per azioni a società anonima mista, come prevede la normativa boliviana. Il decreto di Nazionalizzazione, si legge nel testo di legge, garantirà in ogni caso la continuità lavorativa dei lavoratori della Entel.
Nonostante l’avvio delle trattative per la nazionalizzazione tra governo e impresa risalga a quasi due anni fa, dopo alcuni incontri di mediazione i rappresentanti della Eti decidono di interrompere unilateralmente il negoziato, per rivolgersi al Centro di eisoluzione delle controversie relative agli investimenti [Ciadi]. In pratica, un foro di arbitraggio appartenente al sistema della Banca mondiale. Al Ciadi la Telecom chiede un risarcimento milionario per i rischi agli investimenti rappresentati dalle politiche di Morales. Il ricorso al Ciadi è però fermo da ottobre. La Bolivia infatti, aveva annunciato mesi prima di voler ritirare la sua adesione dal tribunale. Nonostante la causa sia stata iscritta a ruolo prima della scadenza del termine che avrebbe reso valida la rinuncia della Bolivia, il paese andino si è da allora rifiutato di eleggere il giudice che gli spetta, paralizzando l’arbitrato. La notizia della nazionalizzazione cambia le carte in tavola per le parti in contesa, e lascia solo 60 giorni di tempo per trovare un accordo sull’indennizzo da pagare all’impresa italiana, avvertendo che gli azionisti saranno risarciti prendendo in considerazione gli investimenti realizzati nel servizio. Già il 5 maggio scorso il governo boliviano ha fatto il primo passo, offrendo un massimo di 100 milioni di dollari come compensazione per le azioni della Eti. Nel frattempo, la Sovrintendenza delle banche ha congelato i conti della Entel a causa del mancato pagamento di una multa – per reati tributari – di 434 milioni di pesos bolivianos, pari a circa 60 milioni di dollari. L’affare non è ancora concluso.