Nella Città Avvelenata, Voto Utile Per La Riconversione Ecologica

Nella città avvelenata, voto utile per la riconversione ecologica

caffaro-brescia[di G. De Marzo su il Manifesto del 24 maggio] Brescia | Qui l’aria è avvelenata, come il clima della democrazia». Siamo a Brescia, nel profondo nord produttivo e industrializzato. La crisi bussa forte anche tra i luoghi simbolo dell’immaginario leghista, avvizzito da scandali e dall’emergere di problemi sociali e ambientali a cui le forze politiche, tanto della destra quanto del centro sinistra di governo, non sembrano capaci di risposte.

 

Anche qui il conto degli errori del modello di sviluppo e delle scelte industriali è salatissimo. A pagarlo sono come sempre i cittadini/e, a partire dalle fasce più deboli, e l’ambiente. Politiche di sviluppo sbagliate che dopo decenni di sfruttamento di lavoratori e territori lasciano macerie, con manager e padroni che dopo l’abbuffata si dileguano alla ricerca del prossima conquista. Nel frattempo rimangono veleni e disoccupazione a tenere compagnia a una popolazione sempre più arrabbiata. Il caso bresciano è eclatante. Dalle analisi risulta come le  concentrazioni di Pcb – policlorobifenili – e diossine nei polmoni dei suoi abitanti siano di 1136 nanogrammi, contro i 480 dei francesi e gli 85 degli statunitensi.

 

Lo scandalo ha attirato l’attenzione di molti, a partire dalla trasmissione Presa Diretta di Jacona che ha denunciato le gravissime condizioni di salute in cui versa la popolazione e lemancate bonifiche di questi anni. La situazione è ancora più grave nella zona dell’ex impresa Caffaro, uno tra i siti di interesse nazionale, dove la concentrazione di Pcb è addirittura di 14.244 nanogrammi. L’accumulo di queste sostanze inquinanti rimane nel sangue a lungo. Lo rivelano le analisi su donne che hanno prima vissuto in prossimità del quartiere Caffaro e poi trasferitesi altrove. L’Oms stabilisce in 6 picogrammi la concentrazione massima di Pcb per ogni grammo di grasso. Siamo a 147 picogrammi nel caso di alcune donne che hanno scoperto il peggioramento delle loro condizioni di salute con analisi sul latte materno. Non solo. Un studio del 2011 della Asl su 495 casi di tumori del sistema linfatico tra il 1993 ed il 2004, rivela come tra questi chi aveva vissuto in prossimità dei siti  inquinanti avesse 70 volte in più la possibilità di contrarre il cancro.

 

Il Giornale Italiano di Medicina e l’Istituto superiore di sanità hanno recentemente diffuso analisi che dimostrano come gli abitanti della Leonessa, «anche non residenti nelle aree inquinate» dalla Caffaro, abbiano concentrazioni di Pcb e diossine più alte di quelle di altri gruppi di persone in Italia. La salute è a rischio non solo per la popolazione che vive o viveva vicino ai siti industriali. Troppo grande la ferita per circoscriverne l’infezione. Un accordo tra governo e regione aveva previsto 6.5 milioni per iniziare la bonifica nell’area più inquinata della Caffaro. Briciole rispetto ai fondi necessari per una vera bonifica.Ma persino queste si sono perse nei meandri della burocrazia e nel disinteresse della politica.

 

A Brescia sono i comitati e i movimenti a battersi da anni contro le ingiustizie ambientali e sociali. E nuove soggettività si stanno autorappresentando. La lista si chiama Brescia Libertaria e Solidale per i beni comuni, la candidata sindaca è Giovanna Giacopini. Un programma che affronta la crisi e punta a superarla con ricette incentrate sulla giustizia sociale e ambientale. Anche qui come in altre città, dopo anni di lotte sui territori per difendere i beni comuni, la scelta è stata quella di lavorare per portare direttamente nelle istituzioni forme di auto  rappresentanza, autogoverno e culture fondate su una relazione nuova tra ambiente, lavoro e giustizia. La riconversione ecologica partecipata delle attività produttive è la proposta forte per rispondere allo stesso tempo all’urgenza del lavoro e della salute pubblica. Inizia un percorso che punta a confederare in Italia soggettività simili che fanno della partecipazione, del pluralismo e dell’inclusione il modus operandi di chi pensa che la storia non sia affatto finita. Un voto utile che finalmente può mettere d’accordo la testa con il cuore.