Dalla fabbrica dei sogni a quella dei veleni
di Maura Peca per A Sud
Dalla Fabbrica dei sogni a quella dei veleni: la centrale Enel di Cerano sulle note di Amerigo Verardi.
Paolo Conte, nell’album Paris Milonga, descriveva la grande musica quella capace di farci ridere ed improvvisamente aiutarci a piangere. Una sorta di bipolarismo emozionale che solo la musica che frequenta l’anima riesce a fare.
Lo stesso contrantastante status di emozioni è facilmente riproducibile ascoltando e soprattutto osservando il video di “Brindisi ai terminali della Via Appia” di Amerigo Verardi. Lui, musicista brindisino, dopo anni vissuti a Bologna, ha deciso di tornare nella sua città; e lo ha fatto abbracciando le conseguenze di anni di industrializzazione e scellerate scelte energetiche che hanno fatto di Brindisi una delle città più inquinate d’Italia. Subendo quello scenario ambientale e sanitario catastrofico di cui tutti i brindisini sono protagonisti o co-protagonisti, ha deciso di denunciare la grave situazione per mezzo degli strumenti che più gli si addicevano: una canzone manifesto di una realtà drammatica.
Il video-clip, diretto da Paola Crescenzo, viaggia su due binari asincroni: quello delle aspettative e quello della realtà. Da una parte, per mezzo di fotografie e video d’epoca, rappresentanti felici famiglie in spiaggia con lo sfondo di una sfavillante centrale a carbone, Verardi cerca di raccontare le speranze di una popolazione che vedeva nell’industrializzazione (e quindi nelle nuove possibilità lavorative) una nuova forma di riscatto per un Sud già troppo sofferente. Dall’altra dipinge l’attualità.
Impronte di modernità che si cancellano al calar del sole.
Il tramonto che la fabbrica dei sogni ci mostra è fatto di rami avvelenati, cancro e malati terminali.
Gli impatti ambientali e sanitari della Centrale a carbone hanno smorzato tutte le speranze di quei giovani intrappolati nelle fotografie degli anni ‘80.
Le note amare che confermano e quantificano i danni ambientali e sanitari della centrale hanno una natura meno poetica del testo del musicista. Qui a certificare i danni ci hanno pensato Magistratura e CNR. A Dicembre dello scorso anno la magistratura ha condannato Enel a risarcire 59 contadini, produttori nei dintorni del sito industriale, in quanto cosciente del danno che il pulviscolo di carbone provocava sul raccolto. Danni non solo ambientali quindi ma anche economici visto che quel raccolto, proveniente da Cerano, rimaneva invenduto proprio a causa della sua provenienza.
Uno schiaffo per tutti coloro che hanno sempre cercato di stigmatizzare il malcontento popolare e l’attivismo di una comunità come “sindrome ninby”. A Brindisi ci sono ben altre sindromi: cancro e malformazioni congenite. Secondo uno studio redatto nel 2015 da tre ricercatori del CNR ogni anno muoiono fino a 44 persone per gli impatti della centrale di Cerano. Un dato che è andato ad incrementare già note evidenze scientifiche secondo cui a Brindisi rispetto alla media europea, sono presenti il 17% in più di malformazioni neonatali congenite e il 49% di malformazioni neonatali cardiache. Lo studio S.E.N.T.I.E.R.I. (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e finanziato dal Ministero della Salute ci rivela che a nel S.I.N. (Sito di Interesse Nazionale per le Bonifiche) di Brindisi, uno dei primi istituiti di cui fa parte anche la Centrale di Cerano, si riscontra un eccesso per il tumore della pleura e per gli uomini si osserva un difetto di mortalità per il tumore dello stomaco.
Riprendendo una frase scritta in prossimità della zona industriale, Veradi canta “Una frase monca sul muro dice qui si muore di..”
Si muore di cancro. Si muore di mancata lungimiranza politica. Si muore per scelte di politica energetica desuete, non condivise con chi quel territorio lo vive.
Suvvia, però. Non demoralizziamoci. Brindiamo!
Cin cin, alla tua salute, alla famiglia, al lavoro
cin cin, bollicine, un calice e una fetta di cancro
cin cin, alla tua salute, alla famiglia, al futuro
cin cin, bollicine, un calice e una fetta di cancro
prendevo medicine, brindavo così
prendevi medicine, brindavamo così…